Alle Fiere di Parma l’edizione autunnale di Mercanteinfiera, tra antiquariato e modernariato

A Parma dal 29 settembre al 7 ottobre torna l’edizione autunnale di Mercanteinfiera, l’appuntamento internazionale di antiquariato, modernariato, collezionismo e vintage di Fiere di Parma.
Un ventaglio di scenografie dell’abitare proposti negli oltre 45mila metri quadrati di superficie espositiva dal circa 1000 espositori internazionali. Hanno già confermato la loro presenza 5.000 buyer in arrivo da Usa, UK, Turchia, Francia, Germania, Spagna, Russia Danimarca, Belgio, Svizzera, Cina e Giappone.

C’è l’antiquariato del 600, del 700, la pittura dell’ 800 come De Nittis, il design, (da Gio Ponti a Buffa o Borsani solo per citarne alcuni), la fotografia dove non è inusuale trovare – in una caccia delle rarità – scatti di De Dienes o di Henri-Cartier Bresson.
Non mancherà come sempre il collezionismo vintage con marchi come Chanel, Louis Vuitton, Hermes o Manolo Blahnik.
Accanto all’ampia offerta che la fiera presenta in ogni sua edizione, quest’anno gli organizzatori presentano due mostre collaterali particolari.

Due mostre collaterali di rilievo
Augusto Panini, collezionista di perle veneziane che ha curato una delle due collaterali in programma “La via delle perle di vetro da Venezia a Timbuctu XV- XX sec”, padiglione 4.
Panini racconta così la nascita della sua passione: «Circa dieci anni fa ero in Mali. In un mercato la mia attenzione si concentrò su una venditrice di cipolle e melanzane. Al collo portava una collana di ambra impressionante, con grani grandi come uova. Prima che io potessi offrire una cifra per il suo prezioso collier, m’invitò a sedere. Con una fierezza non riconducibile alla venditrice di cipolle che avevo avvicinato qualche istante prima, dettagliò perla per perla la composizione della sua collana: quella a sinistra la dote della famiglia dello sposo, quella a destra il regalo del marito per la nascita del figlio primogenito, e così via. E concluse che melanzane e cipolle erano merci per “avere” denaro per vivere, mentre la sua collana le era indispensabile per “essere”. Da quel momento non ho mai più acquistato collane indossate, e di ogni pezzo della mia collezione ho sempre cercato di considerare, oltre al valore materiale, il contenuto trascendentale».
Il racconto del collezionista di perle coglie lo spirito di della rassegna d’arte di Parma, che è quello di andare oltre il commercio per spaziare tra piacere, bellezza e sentimenti.
L’esposizione collaterale è composta da 6 teche, dove trovano posto oltre 5mila “margarite” veneziane (termine in uso nel ‘300 per indicare le perle), di tradizione romana e bizantina, monocolore o dai cromatismi fantasiosi, ritrovate nelle regioni sub-Sahariane.
Quelle turchesi rappresentano la vita, quelle a occhio – il più potente simbolo apotropaico – scacciano gli influssi negativi.
Accanto alle margarite veneziane, un’altra collaterale ospitata al prossimo Mercanteinfiera parte da Modena ed è dedicata al genio di Sergio Scaglietti, che, col suo estro visionario, contribuì alla leggenda della casa del cavallino rampante.
La mostra “Da lamiera a design: la maieutica di Sergio Scaglietti” (Pad. 4) è curata da Oscar Scaglietti e Davide Toni della Toni Auto, autofficina di Maranello specializzata nel restauro delle vetture che portano i famosi marchi della terra dei motori.
Per la casa di Maranello Scaglietti disegnò alcuni modelli simbolo degli anni Sessanta.
Tra gli esempi la 250 Testa Rossa, la 250 GT California, la 250 GTO e le 750 e 860 Monza. Sempre di Scaglietti la 375 MM, realizzata a metà anni ’50, per Roberto Rossellini e Ingrid Bergman
«In questa edizione abbiamo volutamente accostato due mostre collaterali apparentemente lontane per rimarcare la dimensione di racconto che sta nel Dna di Mercanteinfiera – ha dichiarato la brand manager della manifestazione, Ilaria Dazzi -. Al netto infatti del gusto personale nel tempo abbiamo registrato una sensibile crescita della consapevolezza da parte del nostro pubblico di cosa si sta acquistando sia in termini di valore economico, sia in termini di storia che il singolo pezzo infondo racconta».

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